Il riequilibrio dei tetti sulla spesa farmaceutica che il Governo intende varare con la prossima Legge di bilancio ridurrà di “appena” 520 milioni di euro il disavanzo della spesa per gli acquisti diretti. Troppo poco dicono le Regioni, che in un promemoria messo a punto dai loro tecnici (e anticipato ieri da Quotidiano Sanità) chiedono misure sulla spesa ancora più impattanti.
La base sono le stime degli effetti che dovrebbe garantire l’intervento sui tetti: l’anno prossimo la spesa per gli acquisti diretti dovrebbe superare gli 11,8 miliardi di euro, a fronte di un budget che, se si mantenesse l’attuale quota del 6,69%, ammonterebbe a 8,1 miliardi, se invece si applicasse il tetto maggiorato proposto dal ddl Bilancio (7,55%) salirebbe a poco più di 9,1 miliardi. Nel primo caso, le Regioni si troverebbero quindi con un disavanzo di 1,8 miliardi, nel secondo il “rosso” scenderebbe a 1,3 miliardi, ossia 500 milioni in meno.
Ai governi regionali però l’intervento non basta, perché la legge li costringe comunque a ripianare la metà dello sfondamento (l’altro 50% è a carico dell’industria). Ed ecco allora che il documento approntato dai tecnici delle Regioni mette sul tavolo un altro pacchetto di misure con l’obiettivo che vengano inserite nel ddl ora all’esame preliminare della Camera.
Innanzitutto c’è la proposta di alzare al 60% la quota di disavanzo sulla spesa per gli acquisti diretti a carico dell’industria e ridurre di conseguenza a 40 quella delle Regioni. Quindi c’è la richiesta che l’Aifa si faccia carico dell’aggiornamento annuale del prontuario secondo le linee già definite nella nuova governance del farmaco varata quando al ministero della Salute c’era Giulia Grillo. In particolare, scrivono le Regioni, «è necessario che Aifa verifichi puntualmente la presenza di farmaci terapeuticamente equivalenti ammessi alla rimborsabilità del Ssn con prezzi differenziati, promuovendo interventi finalizzati ad attenuare/eliminare tali differenze». Nelle manutenzioni periodiche del Prontuario, inoltre, «va inserito anche l’aggiornamento dell’elenco dei medicinali inclusi nel Pht, sia in riferimento ai medicinali che sono consolidati nella pratica clinica, sia al fine di integrare il Pht con ulteriori categorie di farmaci che richiedono un controllo ricorrente del paziente». In altri termini, le Regioni chiedono aggiornamenti sia in entrata sia in uscita (verso la convenzionata), anche se comunque la richiesta è quella di «rafforzare la possibilità di erogazione in distribuzione diretta o per conto, a seconda del modello organizzativo adottato dalle Regioni».
Non solo: le Regioni chiedono anche di estendere il meccanismo del prezzo di riferimento «a tutti i medicinali in commercio a prescindere se siano o meno coperti da brevetto», sulla base di «liste predisposte e aggiornate mensilmente dall’Aifa che tengano conto di tutti medicinali per i quali ci sono differenze di prezzo, indipendentemente dalla presenza o meno di copertura brevettuale».
Quale sia l’obiettivo le Regioni lo scrivono a chiare lettere in uno dei tre emendamenti che il documento propone perché vengano integrati nel ddl Bilancio: i provvedimenti adottati dall’Aifa in base alle indicazioni della nuova governance farmaceutica, «devono produrre a livello nazionale un risparmio per il Ssn non inferiore a 600 milioni di euro su base annua». Una sforbiciata – alla spesa reale, per usare il linguaggio di Federfarma nazionale – che andrebbe ad aggiungersi agli 800 milioni di euro tolti alla convenzionata con l’abbassamento del tetto dal 7,96% al 7,30%.