Non è una mina che le farmacie italiane possono considerare del tutto disinnescata la bozza di Regolamento Ue sui farmaci veterinari licenziata il 13 giugno dal Coreper, il Comitato dei rappresentanti permanenti degli Stati membri. Sì perché dal testo riveduto e corretto spariscono le disposizioni che avrebbero aperto le porte dell’e-commerce ai farmaci veterinari con obbligo di ricetta, ma rimangono quelle che invece autorizzano la vendita a distanza di tutti i medicinali senza prescrizione obbligatoria. E quando parla di vendita a distanza, la bozza di Regolamento non si riferisce alla commercializzazione entro i confini nazionali degli Stati membri, ma di vendita allargata all’intero perimetro del Mercato unico.
L’articolo che fa testo è il 108: «Le persone autorizzate a fornire medicinali veterinari», recita la bozza, possono commercializzare tali prodotti «mediante i servizi della società dell’informazione (cioè a distanza, ndr)» ai soggetti che risiedono nell’Unione, a condizione che i medicinali «non siano soggetti a prescrizione veterinaria e che rispettino il presente regolamento così come la legislazione dello Stato membro in cui i prodotti veterinari sono venduti al dettaglio». Per effettuare tale attività, dice ancora il regolamento, i rivenditori dovranno “marchiare” i loro siti web con un logo identificativo europeo dello stesso genere di quello adottato per l’e-commerce dei farmaci destinati all’uomo (la croce bianca su bande grigio-verdi), linkato a un portale in cui le autorità di ogni Stato membro elencheranno i siti autorizzati e le norme di dettaglio adottate localmente.
La bozza, infatti, riconosce ai singoli Paesi una limitata libertà d’intervento: in deroga alle disposizioni di cui s’è detto, per esempio, le autorità nazionali possono consentire la vendita online anche dei farmaci veterinari con obbligo di prescrizione, a patto però che siano state adottate severe misure di controllo sulle forniture e che gli acquirenti risiedano nello stesso Paese. Allo scopo di tutelare la salute pubblica, inoltre, gli Stati possono varare provvedimenti di dettaglio che aggiungano ulteriori condizioni per la vendita a distanza, a patto che siano proporzionali e commisurati alle finalità perseguite.
Se dal regolamento spariscono le disposizioni che avrebbero consento l’e-commerce “europeo” anche sui veterinari con obbligo di ricetta è grazie al Consiglio Ue, rappresentato dal Coreper: a dicembre, infatti, il Parlamento aveva approvato una lista di emendamenti alla bozza uscita dalla Commissione europea che – tra le altre cose – autorizzavano la vendita a distanza di tutti i farmaci veterinari sull’intero territorio europeo. Il Consiglio europeo, anche su pressione delle rappresentanze comunitarie delle farmacie (Pgeu) e dal nostro ministero della Salute (che ha subito sposato le preoccupazioni dei farmacisti), ha allora avviato con Parlamento e Commissione Ue un confronto istituzionale (il cosiddetto “trilogo”, cioè un negoziato a tre tra i co-legislatori) che dopo cinque faticosi negoziati è giunto al compromesso da cui è scaturita l’ultima bozza: online senza frontiere soltanto sui veterinari “otc”, deroghe limitate agli Stati membri.
Quella che però portano a casa le farmacie italiane pare a tutti gli effetti una vittoria a metà. In base a quanto prevede l’articolo 29 del regolamento, infatti, le autorità nazionali dovrebbero concedere lo status di “otc” a tutti i farmaci veterinari che sono commercializzati in forme farmaceutiche tali da non richiedere particolari competenze o capacità nella somministrazione, che non comportano rischi diretti o indiretti anche se somministrati impropriamente, che nel riassunto delle caratteristiche non recano segnalazioni o allarmi di seri eventi avversi o controindicazioni correlate ad altri prodotti veterinari senza obbligo di ricetta, che non comportano rischi per la salute pubblica a causa di residui negli alimenti di provenienza animale o per lo sviluppo di antibioticoresistenze. Dovrebbero invece essere soggetti all’obbligo della prescrizione i farmaci veterinari che contengono narcotici o sostanze psicotrope, che sono utilizzati su animali destinati alla produzione di cibo, che sono indicati per il trattamento di patologie per le quali è necessaria una diagnosi, che servono all’eutanasia, che contengono sostanze attive autorizzate nell’Ue da meno di cinque anni, che hanno indicazioni immunologiche o infine contengono beta-antagonisti o sostanze attive ad azione ormonale o tirostatica.
Ci sarà da capire quali dimensioni avranno i due mercati, intanto però il cambiamento rispetto all’attuale assetto del mercato italiano è notevole. Come ricordava un paio di mesi fa il Ministero, infatti, al momento i farmaci veterinari sono del tutto esclusi dall’e-commerce, eccezion fatta per gli antiparassitari e i disinfestanti per uso esterno, che possono essere venduti online purché senza obbligo di ricetta. Se non altro, le novità non arriveranno dall’oggi al domani: il Consiglio europeo, secondo quanto scrive la stessa Ue, dovrebbe approvare la bozza di regolamento entro la fine dell’anno e le norme entreranno in vigore dal 2020.