La convergenza registrata venerdì via social tra il neoministro della Salute, Giulia Grillo, e il coordinatore degli assessori regionali alla Salute, Antonio Saitta, in materia di gare centralizzate di acquisto e di risparmi sulla spesa farmaceutica continua a far discutere. E tra gli esperti c’è chi legge nelle parole di Grillo e Saitta l’inizio di un’esplorazione, che potrebbe condurre a un’inedita saldatura tra Governo e Regioni su una politica del farmaco del tutto nuova. Tra chi la pensa in questi termini Fabrizio Gianfrate, farmacoecomista e docente di economia sanitaria.
Gianfrate, giovedì scorso – commentando la sentenza del Tribunale di Torino sui ribassi di prezzo post-gara – Saitta aveva auspicato un incontro con il nuovo Ministro per «illustrarle questa nuova buona pratica in materia farmaceutica e riprendere il tema della spesa farmaceutica nel suo complesso, che deve essere affrontato continuando a garantire la qualità delle cure a vantaggio del sistema sanitario pubblico». Il giorno dopo, Giulia Grillo ha risposto dicendosi pronta a «lavorare d’intesa con le Regioni per implementare modelli organizzativi più efficaci rispetto a quanto avviene attualmente». Lei che cosa intravede in questo scambio di battute?
Vedo un percorso in perfetta linea con quella che da tempo è la politica delle Regioni in materia di farmaci. Le gare hanno già dimostrato di essere un importante strumento di risparmio, che genera economie per diverse centinaia di milioni di euro. Il loro obiettivo, quindi, è quello di farne sempre di più. Ed è per questo che io vedo con maggiore preoccupazione un’altra recente novità.
E quale?
La determina dell’Aifa sull’equivalenza terapeutica, che consente alle Regioni di mettere in gara tra loro farmaci basati su molecole diverse. Non riesco nemmeno a immaginare fin dove potranno spingersi le Regioni.
Si realizzasse effettivamente su questo tema una saldatura tra Regioni e Ministero, sarebbe un rovesciamento di fronte clamoroso. Finora, con Lorenzin, il dicastero era sempre stato ostile a questo genere di proposte…
Vero. E’ evidente, invece, che tra questo Ministro e le Regioni potrebbe cementarsi un’intesa che ha per obiettivo quello di realizzare risparmi dovunque sia possibile. Le preoccupazioni dei governi precedenti per il valore industriale del farmaco sembrano del tutto estranee a questo esecutivo.
Rischiano anche le farmacie? Le Regioni, nell’atto d’indirizzo per la nuova convenzione, chiedono di far passare dagli acquisti diretti e poi distribuire in dpc anche diversi farmaci della convenzionata. C’è il rischio che l’Emilia Romagna – dove la spesa farmaceutica convenzionata si ferma al 5,89% su un tetto del 7,96% perché ormai una buona parte della fascia A passa dalla diretta (vedi tabella) – divenga un modello per il resto del Paese?
Non facciamoci illusioni, se questa sarà la politica di Governo e Regioni, verrà colpito ogni punto della filiera. D’altronde, l’esperienza dice che la diretta funziona, anche solo dal punto di vista contabile, che poi è quello che per le Regioni conta.
E l’industria come reagirà?
Alle prime gare basate sull’equivalenza terapeutica fioccheranno ricorsi al Tar e ci saranno zuffe legali a non finire. Ne scaturirà un corto circuito che coinvolgerà anche l’Aifa. Un’Aifa che oggi appare debole e sembra in cerca di nuove alleanze.
Pare essersi chiusa un’era…
Con Lorenzin, industria e governo erano riusciti a trovare un equilibrio fragile ma soddisfacente, che con il sistema dei tetti sui farmaci innovativi accontentava le aziende e assicurava la sostenibilità della spesa. Ora questo sistema non c’è più.