I farmaci biosimilari hanno assicurato risparmi per oltre 30 miliardi di euro, ma ci sono ancora ampi spazi di miglioramento che possono essere raggiunti con politiche nazionali ed europee orientate alla concorrenza. Il dato emerge dall’ottava edizione del rapporto “The impact of biosimilar competition in Europe” realizzato da Iqvia e presentato ieri a Bruxelles al convegno European commission biosimilar multistakeholder 2022.
Dall’analisi emerge che i biologici rappresentano il 35% della spesa farmaceutica in Europa (prezzi al pubblico) e negli ultimi cinque anni sono cresciuti a un tasso annuale medio dell’11,3% (a fronte di un Cagr del mercato farmaceutico complessivo del 6,3%).
«L’importanza dei farmaci biologici e la sostenibilità della concorrenza dei biosimilari è sempre più un fattore di successo per i sistemi sanitari pre e post-covid-19», sottolinea il report, ricordando che i biosimilari rappresentano in Europa un mercato da 9 miliardi e garantiscono grazie alla concorrenza ampi vantaggi ai pazienti, ai contribuenti e al sistema sanitario: alla fine di quest’anno, dice Iqvia, saranno 18 i biologici sul mercato con un corrispondente biosimilare: a guidare la classifica l’anticorpo monoclonale adalimumab, utilizzato per il controllo di alcune malattie autoimmuni, che vanta ben dieci biosimilari autorizzati in Europa.
Secondo le stime, l’impatto complessivo sui costi indotta dalla concorrenza di biosimilari può essere compresa tra il 2% e l’8% del budget farmaceutico complessivo, con riduzioni che possono arrivare fino al 90% del prezzo di listino in relazione alla classe, al prodotto, al livello di prezzo originale e al Paese.
Nei prossimi 5 anni – è la previsione degli analisti – ci sarà il maggior numero di scadenze brevettuali mai registrato nel settore dei farmaci biologici e il maggior numero di competitor in fase di sviluppo, ma c’è anche il rischio che una percentuale crescente di farmaci biologici che perderanno l’esclusività rimarranno orfani. «L’Europa è il leader globale nei farmaci biosimilari» è il commento di Julie Maréchal-Jamil, direttrice della politica sui biosimilari presso Medicines for Europe (l’associazione dei genericisti europei) «con migliori politiche di assorbimento, i medicinali biosimilari possono ridurre le disuguaglianze sanitarie in tutta Europa. La revisione della legislazione farmaceutica dell’Ue è un’opportunità per sfruttare parte di questo potenziale, aggiornando le regole di settore ai dati scientifici e alle esperienze più recenti».