Il mercato della farmacia chiude il primo semestre 2020 con un giro d’affari che sfiora i 12 miliardi di euro, in calo del 3,3% sullo stesso periodo del 2019 a causa soprattutto della contrazione del farmaco con obbligo di prescrizione, che nei sei mesi perde quasi il 4% (e si ferma in valori a 6,9 miliardi di euro). In territorio negativo anche l’area commerciale, che arretra sull’anno passato del 2,4%. Sono alcuni dei dati che arrivano dal report con cui Iqvia, provider globale di informazioni sanitarie, fotografa lo stato di salute della farmacia al giro di boa di metà anno.
Le vendite del canale, dice l’analisi, hanno raggiunto il picco nella settimana del 9 marzo, quando il Governo ha proclamato il lockdown nazionale. In quei sette giorni il fatturato prodotto dalle farmacie ha toccato i 602 milioni di euro, per poi imboccare una decrescita costante fino ai 450 milioni dell’ultima settimana di giugno.
I clienti della farmacia, in particolare, hanno aumentato gli ingressi dalla fine di febbraio sino alla settimana del 9 marzo, da cui un marcato aumento degli scontrini, per poi scendere nelle settimane seguenti. Da fine febbraio a inizio marzo, l’acquisto di prodotti per tosse e raffreddore ha impattato molto sulle visite in farmacia e anche sulla tendenza all’accaparramento. Il paracetamolo e l’ibuprofene sono state le due molecole che hanno spinto di più il mercato in quel primo periodo, per poi calare negli ultimi mesi del semestre.
In corrispondenza del lockdown si è registrata anche un forte crescita nella vendita di ansiolitici, benzodiazepinici e anti-depressivi, poi ridotta nei mesi seguenti. Nella undicesima settimana dell’anno (9-16 marzo) il picco delle vendite ha raggiunto i 31,4 milioni di euro, rispetto ai 24,6 milioni nella stessa settimana dell’anno precedente.
Anche gli antistaminici hanno visto un aumento notevole nelle vendite durante il semestre a causa della maggiore diffusione di allergeni durante il periodo del lockdown. Nella settimana dal 6 al 13 aprile le vendite hanno raggiunto i 4,7 milioni di euro rispetto ai tre milioni nella stessa settimana del 2019. Per quanto riguarda gli antibiotici, le precauzioni adottate per la pandemia, con lockdown e obbligo di mascherine, hanno ridotto le infezioni e il conseguente consumo di antibiotici di circa il 25%.
Cala invece il mercato degli integratori, che da anni fa segnare in farmacia una crescita ininterrotta: nei sei mesi la perdita arriva al -2,8%, per un fatturato a valori che si ferma a 1,88 miliardi di euro (fanno eccezione solo i prodotti a base di vitamina C e D).
Anche i farmaci di automedicazione hanno sofferto (1,11 miliardi, -4,6% sul 2019), come pure il comparto della cura personale, dell’igiene e della cosmesi (957 milioni di euro, -3,6%). Al contrario il settore dei dispositivi medici, di cui fanno parte le mascherine e i termometri, ha avuto un aumento del 2,2%, arrivando a fatturare 102 milioni di euro. Le vendite in farmacia dei prodotti nutrizionali, infine, sono aumentate a valori del 1,3%, per un fatturato di 192 milioni di euro. Su questo fenomeno ha inciso il fattore della prossimità della farmacia rispetto alla gdo.