Nel primo trimestre di quest’anno – dice Iqvia, provider globale di dati in ambito sanitario – il consumo di farmaci nel canale ospedaliero è cresciuto del 5,7% a valori e ha raggiunto i 2,7 miliardi di euro. Il balzo in avanti è da addebitare principalmente al comparto oncologico, per la ripresa delle terapie dopo la battuta d’arresto della pandemia e per le nuove cure immunologiche contro la fibrosi cistica.
Tra le categorie, calano invece del 14% a valori i farmaci biologici. Il decremento è dovuto all’erosione del prezzo causato dalla concorrenza dei biosimilari, che entra in gioco alla scadenza del brevetto dell’originator. In contrazione (-10%, sempre a valori) anche i farmaci antivirali per l’epatite C, mentre si riconferma in forte crescita la dpc, che chiude il primo trimestre a +9,8% (sullo stesso periodo del 2021).
L’incremento della distribuzione per conto, spiega Iqvia, è guidato ancora dalle terapie per il diabete (inclusi i test per la misurazione della glicemia), dai farmaci per l’insufficienza cardiaca, dai nuovi anticoagulanti orali (Nao) e dalle terapie per la sclerosi multipla.
«L’emergenza pandemica aveva fatto letteralmente crollare le terapie ospedaliere» commenta Sergio Liberatore, amministratore delegato di Iqvia Italia «ora la spesa farmaceutica ospedaliera sta riacquistando le sue tradizionali dinamiche e si torna a curare le malattie complesse, come quelle oncologiche, con i farmaci di nuova generazione».