In poco più di due anni di applicazione, la nota Aifa 96 ha ridotto la spesa per farmaci contro la carenza di vitamina D dell’11,3%, con un risparmio medio mensile per il Ssn di circa 4,6 milioni di euro. E’ quanto rivela il rapporto pubblicato ieri dall’Agenzia del farmaco riguardo agli effetti della limitazione prescrittiva entrata in vigore nell’ottobre 2019: in 28 mesi (cioè fino al febbraio scorso) le confezioni prescritte di colecalciferolo, calcifediolo e colecalciferolo/sali di calcio, ossia i tre principi attivi cui si riferisce la nota 96, sono calate di quasi 20 milioni, per una contrazione della spesa farmaceutica Ssn di circa 131 milioni di euro.
La limitazione, osserva ancora l’Aifa, non ha comportato slittamenti dei consumi verso altre molecole: nello stesso periodo le confezioni prescritte di alfacalcidolo e calcitriolo, non interessati dalla nota Aifa, sono aumentate di poco più di 476mila pezzi, per un incremento di spesa di circa 8 milioni di euro.
A livello territoriale, avverte ancora il rapporto dell’Aifa, la nota ha avuto impatti differenziati: ci sono Regioni che già prima dell’entrata in vigore della limitazione registravano spesa e consumi inferiori alla media e che hanno continuato a restare sotto anche dopo, e altre invece dove la nota non sembra avere avuto efficacia. «Dopo 28 mesi, poi, la nota sembra iniziare a perdere di efficacia e si osservano regioni come la Campania, il Molise e la Sardegna nelle quali si assiste a una ripresa dei consumi».
Alla luce di tali dati, conclude l’Aifa, «si raccomanda alle Regioni di mantenere alta la sensibilizzazione sulla medicina generale al fine di assicurare la prescrizione appropriata della vitamina D e analoghi».