L’Aifa minaccia una campagna di sforbiciate ai prezzi dei farmaci, rimborsati dal Ssn e di fascia C. E’ quanto prospetta il pacchetto di interventi che l’Agenzia ha inviato al ministero della Salute perché siano discusse ed eventualmente inserite nella prossima Legge di bilancio. Il documento è stato diffuso ieri da Quotidiano Sanità e le misure – venissero accolte – promettono alle farmacie del territorio un 2021 ancora più incerto di quanto già non sia per colpa di covid.
Per cominciare, l’Aifa mette sul tavolo la proposta di una revisione del Prontuario farmaceutico improntata ai dettami della Legge 326/2003, ossia per ridurre «gli scostamenti di prezzo, comprensivi della quota di compartecipazione per il cittadino, esistenti tra farmaci terapeuticamente sovrapponibili e appartenenti alla medesima classe terapeutica». Nel documento, in particolare, l’Agenzia si propone di riallineare i prezzi riducendo gradualmente quelli più alti, per «garantire ai pazienti il maggior numero di alternative dalle stesse indicazioni terapeutiche e con un profilo beneficio-rischio sovrapponibile ed evitare effetti negativi sulla compartecipazione dei cittadini».
Ricadute sui prezzi dei farmaci rimborsati arriverebbero anche dalla proposta di eliminare il cosiddetto «payback sul 5%», una misura in vigore dal 2003 che consente alle aziende di ripianare gli sfondamenti della spesa farmaceutica con versamenti “cash” anziché con il taglio del 5% ai prezzi dei loro medicinali. L’abrogazione della norma, scrive l’Aifa, «è finalizzata alla semplificazione amministrativa, in quanto tale procedimento non consente alcun vantaggio in termini economici al Ssn ma costituisce anzi un aggravio e un rischio procedimentale».
Riguarda invece i farmaci di fascia C la proposta diretta a rivedere la norma della legge 149/2005 che sui medicinali a carico dell’assistito consente alle aziende aumenti di prezzo a cadenza soltanto biennale. L’indicazione dell’Aifa è quella di aggiungere alla disposizione un comma che consente incrementi soltanto «nei limiti dell’indice dei prezzi al consumo (Ipc) calcolato dall’Istat nell’annualità precedente». E li esclude del tutto per i farmaci «non ancora valutati ai fini della rimborsabilità, di cui all’articolo 12, comma 5, del decreto 158/2012 (la cosiddetta fascia C-nn, non negoziati, ndr)».
Nel pacchetto messo a punto dall’Agenzia (che contiene anche proposte sulla ricerca indipendente e sull’accesso alle banche dati Sogei alimentate dalla Tessera sanitaria) non compare alcun cenno al riequilibrio dei tetti, ma soltanto perché l’intervento è già stato incardinato nella Legge di bilancio. L’articolo, nel testo presentato alla Camera dal ministro delle Finanze Gualtieri, è l’81 e al terzo comma reca una interessante novità: i nuovi tetti (convenzionata al 7,30%, acquisti diretti al 7,55%) entrerebbero in vigore soltanto a condizione che le aziende farmaceutiche si impegnino a ripianare lo sfondamento 2018 entro il 31 gennaio 2021. Idem per i tetti sulla farmaceutica nel 2022 con lo sfondamento 2019.