Acque ancora agitate attorno alla rev, la ricetta elettronica veterinaria, che dopo avere scompigliato i rapporti tra veterinari e farmacisti mette ora sul chi vive gli uni e gli altri per il pericolo montante dell’e-commerce clandestino. L’allarme è partito dal convegno organizzato ieri al Senato da Ascofarve, l’associazione che riunisce i grossisti di farmaci veterinari, per fare il punto su andamento e spigolosità della rev. I dati, provenienti dal Sistema informativo nazionale della farmacosorveglianza, dicono che dall’avvio del progetto sono state compilate online quasi 5,4 milioni di rev, delle quali 4,3 milioni per pet ed equidi Ndpa; i veterinari che hanno redatto almeno una ricetta elettronica sono poco più di 22mila e le confezioni dispensate 15,6 milioni; gli esercizi che hanno spedito almeno una ricetta sono 20mila e tra questi 17.600 sono farmacie e grossisti.
Gli stessi dati mettono in evidenza le criticità che l’entrata in vigore della rev ha generato. Innanzitutto c’è la pesante contrazione del mercato in farmacia dei medicinali veterinari, che dall’introduzione della ricetta elettronica – nell’aprile scorso – mostra cali nei valori mensili anche a doppia cifra. Un trend che, nel corso del convegno, è stato commentato con preoccupazione da Federfarma e molto meno dai rappresentanti del ministero della Salute, secondo i quali la regressione era da prevedersi perché la rev doveva servire proprio a contrastare l’uso inappropriato di antibiotici.
Altri numeri invece sono stati accolti con preoccupazione molto più diffusa, in primo luogo quello relativo alle ricette “perse”: a fronte di quasi 5,4 milioni di rev compilate, infatti, il Sistema informativo conta soltanto 3,8 milioni di ricette “chiuse”, dunque ci sarebbero 1,6 milioni di ricette perse per strada. Per gli esperti dell’Istituto zooprofilattico sperimentale (Izs) di Teramo, l’ente che ha curato lo sviluppo del sistema rev, i dati più recenti farebbero intravedere un progressivo assorbimento del fenomeno; per la Fnovi, l’Ordine dei medici veterinari, le ricette non spedite avrebbero a che fare principalmente con farmaci per uso umano prescritti in deroga; per l’Anmvi, invece, sarebbero da ascrivere in gran parte al farmacista, che dispenserebbe il farmaco senza chiudere la rev. Un rilievo subito rintuzzato da Federfarma, che ha rinfacciato all’associazione dei medici veterinari di muovere accuse infondate e indimostrate. E, per bocca del suo presidente Marco Cossolo, ha proposto di estendere la tracciatura del farmaco veterinario anche agli ambulatori medici.
Tutti d’accordo, invece, con l’allarme lanciato da Ascofarve per i rischi dell’e-commerce, che a giudizio dell’associazione grossisti sarebbe anche all’origine delle contrazioni del mercato nazionale: preoccupano soprattutto i siti ubicati nei Paesi del nord Europa, è stato detto nel corso del convegno, ai quali ci si rivolge sempre più spesso per aggirare la tracciatura, perché è più semplice comprare oppure perché i prezzi sono inferiori.
«Sono d’accordo con il presidente Cossolo» è il commento del segretario di Federfarma Milano, Giampiero Toselli «la prima urgenza è quella di estendere la tracciabilità agli ambulatori dei veterinari perché è in forte aumento la dispensazione dei farmaci all’interno della visita del medico. Soltanto dopo che sarà attuato questo passaggio, potremo analizzare e valutare gli altri fenomeni generati dalla rev. Quanto alle ricette “perse”, ricordo che lo stesso fenomeno avviene anche in ambito umano, non a caso il primo obiettivo dell’aderenza terapeutica è proprio quello di evitare che il paziente esca dallo studio del medico con la ricetta e poi non la porta in farmacia».