Per ridare sostenibilità alla spesa farmaceutica del Ssn, messa in crisi dall’innovazione, è necessario uscire dalla logica dei tetti separati su convenzionata e acquisti diretti – in modo da compensare tra loro gli scostamenti di budget – e aggiornare il Prontuario farmaceutico per recuperare risorse dai farmaci a basso costo e a ridotto impatto sulla qualità di vita del paziente. E’ una delle proposte contenute nel rapporto che I-Com, il think tank presieduto dall’economista Stefano da Empoli, presenterà domani a Roma e che Sanità24 ha anticipato ieri nella sua edizione digitale. Dedicato a un’analisi degli impatti che l’innovazione farmaceutica esercita su spesa sanitaria e costi sociali, lo studio mette al centro i numeri della spesa pubblica per farmaci e welfare: la prima, dicono i ricercatori di I-Com, si è ridotta di 3,4 miliardi di euro nei dieci anni che vanno dal 2005 al 2016, la spesa per prestazioni di previdenza e assistenza è aumentata nello stesso periodo di circa 8 miliardi. In particolare, calcola il rapporto, nel 2015 sono stati erogati 16.200 assegni di invalidità per neoplasie e 11.110 per malattie del sistema circolatorio. Neoplasie al top anche nel caso delle pensioni di inabilità (6.056 nello stesso anno), ma fa effetto anche il trend delle prestazioni per malattie del sistema nervoso centrale, più che raddoppiate dal 2001 al 2015.
La ricetta, allora, è quella di valutare i costi dell’innovazione farmaceutica a più ampio spettro, tenendo cioè conto dei suoi impatti non solo sulla spesa farmaceutica e sanitaria (qualità delle cure, riduzione dei ricoveri eccetera) ma anche sulla spesa per il welfare: «una cura efficace» dice I-Com «può determinare da un lato un minor costo in termini di degenza ospedaliera e dall’altro risparmi su assegni e pensioni di inabilità». Di qui il “claim” del rapporto: la politica deve pensare “inside the box” – quindi alla spesa sanitaria nel suo complesso – e “outside the box”, cioè ai costi non sanitari correlati come appunto quelli sociali e previdenziali. «Se si continua a ragionare secondo una logica a compartimenti stagni» è la considerazione dei ricercatori «non si riesce a ottenere il necessario mix tra innovazione e sostenibilità».
Nella prospettiva “inside the box”, l’invito a superare la logica della spesa per compartimenti stagni dovrebbe innanzitutto comportare il superamento dei tetti differenziati, convenzionata da una parte e acquisti diretti (ospedaliera più diretta-dpc) dall’altra. Tra il 2008 e il 2017, ricorda il rapporto, la spesa farmaceutica convenzionata si è sempre tenuta sotto il proprio tetto (e dunque ha generato avanzi rispetto al budget), quella ospedaliera invece ha sempre sfondato (da cui un “rosso” che negli ultimi tre anni ha sempre superato i 1.500 milioni di euro). Per I-Com, dunque, tra le misure da mettere in campo sul breve periodo ci sono la compensazione tra i tetti (in modo da consentire alle Regioni di utilizzare gli avanzi sulla convenzionata per coprire gli sfondamenti dell’ospedaliera) e implementazione di un modello di valutazione Hta (Health technology assessment) che faccia da benchmark per l’innovazione. Ma soprattutto – ed ecco la proposta di maggiore rilevanza per le farmacie – si rende necessario un aggiornamento del Prontuario al fine di recuperare risorse dai farmaci a basso costo e con un minore impatto sulla qualità della vita del paziente. Al momento non è noto quali sono gli interventi che consentirebbero di recuperare risorse, ma logica vuole che le strade possano essere soltanto due: riduzione dei prezzi o esclusione dalla rimborsabilità. Nel caso, le farmacie si dovranno attrezzare per non perdere quote di fatturato.