La nuova remunerazione? Doveva salvare i fatturati Ssn delle farmacie italiane da distribuzione diretta ed erosione dei prezzi, e lo sta facendo. Ma sulle spalle dei farmacisti lombardi. Lo dice il report dell’Aifa che fotografa la spesa farmaceutica pubblica nei primi sei mesi del 2024: la spesa convenzionata lorda (cioè calcolata sui valori prezzi al pubblico) sfiora i cinque miliardi di euro, in contrazione dell’1,9% rispetto allo stesso periodo del 2023; invece la spesa convenzionata netta, come risulta dalle dcr delle farmacie, cresce sui primi sei mesi del 2023 dello 0,6% e quella che vale ai fini della verifica del tetto di spesa dell’1,6% (vedi sotto).
I due andamenti in controtendenza tra loro vanno ricondotti alla nuova remunerazione delle farmacie in vigore da marzo, che come noto slega (anche se non del tutto) i compensi Ssn dal prezzo del farmaco Ssn. Come si prevedeva, a guadagnare dal nuovo sistema sono soprattutto le farmacie delle regioni che fanno più distribuzione diretta: in Emilia Romagna e nelle Marche la convenzionata netta cresce nel primo semestre del 3,9% (a fronte, lo ricordiamo, di una media nazionale del +0,6%), in Molise del 6,4%, in Sardegna del 6,7% (vedi sotto).
Ma i dati dell’Aifa confermano anche altre previsioni, e cioè che la nuova remunerazione penalizza le farmacie lombarde: nella regione, infatti, la spesa convenzionata netta perde in appena sei mesi il 3,1% rispetto allo stesso periodo del 2023, una cifra che rappresenta la contrazione di gran lunga più importante tra tutte le regioni (soltanto due gli altri negativi, in Puglia e Lazio, che restano però sotto l’1%). È evidente quindi che le farmacie lombarde hanno tutte le ragioni per guardare con una certa preoccupazione alla nuova remunerazione: se in appena quattro mesi (tanti sono passati dall’entrata in vigore della riforma) la spesa netta cala di oltre tre punti rispetto all’anno precedente, chissà il consuntivo che verrà fuori a fine anno.