Non si riduce, ad agosto, la perdita della spesa farmaceutica convenzionata netta: nei primi otto mesi dell’anno le uscite del Ssn per i farmaci di fascia A dispensati dalle farmacie del territorio si ferma a 5,2 miliardi di euro, per una differenza rispetto al 2017 che conferma la perdita di giugno (-4,7%). I dati arrivano dall’ultimo monitoraggio dell’Aifa sulla spesa farmaceutica pubblica, relativo al periodo gennaio-agosto e pubblicato poco prima di Natale: al lordo del payback dell’1,83% che le industrie farmaceutiche versano alle Regioni, la convenzionata chiude i primi otto mesi del 2018 in calo di 482 milioni rispetto allo stesso periodo del 2017, per un’incidenza sul Fondo sanitario nazionale del 7,32% (oltre sei decimi di punto sotto il tetto di riferimento, pari al 7,96%).
Il segno meno che la convenzionata mostra a livello nazionale si ripete in tutte le Regioni (fatta eccezione per la Valle d’Aosta, +0,18%), ma con grandezze nettamente diverse: gli arretramenti più contenuti si registrano in Lombardia (-0,72%), in Umbria (-3,01%) e nella Provincia autonoma di Trento (-3,03%); le perdite più forti riguardano invece le Marche (-11,36%), la Puglia (-8,76%) e la Calabria (-6,94%).
Evidenze poco incoraggianti anche da ricette e ticket: nel periodo gennaio-agosto il totale delle prescrizioni Ssn spedite dalle farmacie si ferma a 386 milioni, in leggero calo (-0,4%) rispetto allo stesso periodo del 2017; continua invece a crescere la spesa sostenuta dagli italiani per coprire la differenza tra equivalente prescritto e prezzo di rimborso (+8,9%), spesa le cui dinamiche sono già da tempo sotto la lente di Regioni e Ministero.
Il segno meno ritorna nella spesa per distribuzione diretta-dpc: i dati relativi ai primi otto mesi dell’anno riferiscono di un arretramento del 5,4% rispetto al 2017, anche se pure in questo caso le differenze a livello regionale sono considerevoli.
Chiude il rendiconto la spesa per acquisti diretti, ossia la sommatoria di ospedaliera e diretta-dpc (già citata): nel periodo gennaio-agosto le uscite sfiorano i 6,7 miliardi di euro, ossia il 9,04% del Fondo sanitario nazionale; rispetto al tetto di riferimento, pari al 6,89%, significa uno sfondamento di oltre due punti percentuali, che equivalgono a oltre 1,6 miliardi di euro.