Nei primi tre mesi di quest’anno la farmaceutica convenzionata netta ha sfiorato i due miliardi di euro, in crescita del 3% rispetto allo stesso periodo del 2022. È quanto certifica il primo report dell’Aifa sulla spesa Ssn per il 2023: in cifra, l’incremento sull’anno passato ammonta a 58,3 milioni di euro, mentre le ricette aumentano del 3,7% e raggiungono i 147 milioni. Stabili, invece, le dosi giornaliere dispensate, che si fermano a 16,9 milioni (+0,3% sul 2022).
A livello territoriale gli incrementi mostrano l’abituale variabilità: le Regioni dove la convenzionata netta cresce di più sono la Basilicata (6,3%), la Sardegna (5,8%) e la Pa di Trento (5,5), in Umbria invece la spesa risulta addirittura in calo del 6,6%.
Rispetto al proprio tetto di spesa, inoltre, la convenzionata risulta ampiamente nei parametri e “pesa” sul Fondo sanitario nazionale per il 6,7% (a fronte di un plafond del 7%). Si tratta tuttavia di una misura ancora parziale: l’Aifa, infatti, ha rapportato la spesa ai tetti del Fsn 2022, il cui riparto è stato approvato da Governo e Regioni nel febbraio scorso, perché ancora manca l’intesa sul 2023.
Per la stessa ragione è indicativa – ma già giustifica qualche preoccupazione – la stima della spesa per acquisti diretti, ossia ospedaliera più distribuzione diretta (dpc inclusa): le uscite ammontano a 3,3 miliardi, per un’incidenza sul Fsn del 10,7% quando il tetto si ferma al 7,65% del Fsn. Anche se con percentuali diverse, gli acquisti diretti risultano sopra il tetto di riferimento in tutte le Regioni.