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Spesa farmaci, consuntivo Aifa smaschera “giochetti” di alcune regioni

24 Luglio 2024

Con quello che nel 2023 è riuscita a risparmiare sulla spesa farmaceutica convenzionata, la Regione Veneto non soltanto recupera lo sfondamento che nello stesso anno le arriva dalla spesa per acquisti diretti, ma riesce persino a tenersi in tasca qualcosa, perché metà di quello stesso sfondamento lo riprenderà dal payback delle aziende farmaceutiche. Più o meno stesso “giochetto” per la Toscana, che guarda caso ha impugnato davanti al Tar Lazio la determina dell’Aifa che sposta le gliptine in classe A, e per l’Emilia Romagna, che resta la Regione dove la spesa farmaceutica convenzionata è la più “compressa”.

È l’evidenza che arriva dal bilancio consuntivo della spesa farmaceutica 2023 che l’Aifa ha pubblicato nei giorni scorsi: rispetto ai precedenti, numeri e percentuali fanno stavolta riferimento al riparto definitivo del Fondo sanitario nazionale per lo stesso anno (comunicato dal ministero l’8 luglio scorso), quindi avanzi e disavanzi regionali fanno correttamente riferimento ai budget effettivi assegnati a ogni Regione per la farmaceutica.

Nessuna novità per quanto concerne i totali: la spesa convenzionata chiude con un avanzo di quasi 850 milioni di euro sul proprio budget, che in percentuale significa il 6,34% del Fondo sanitario a fronte di un tetto del 7%. La spesa per gli acquisti diretti, ossia ospedaliera più dd/dpc, sfonda invece per oltre tre miliardi di euro, ossia il 10,53% a fronte di un tetto del 7,95%.

Come si diceva, il consuntivo dell’Aifa consente di mettere a fuoco una volta di più il “giochetto” di alcune Regioni che comprimono pesantemente la spesa farmaceutica convenzionata per recuperare lo sfondamento degli acquisti diretti.

 

 

 

Vediamo i numeri dell’Aifa: nel 2023 l’Emilia Romagna ha compresso la spesa farmaceutica convenzionata al punto da non farle superare il 5,10% del Fondo sanitario, da cui un avanzo (ossia risorse non spese) pari a 183 milioni di euro. Riesce a fare quasi lo stesso il Veneto, che è riuscito a spendere per la convenzionata soltanto il 5,17% del Fondo e ricavare quindi un risparmio (da risorse non spese) di oltre 192 milioni. Fa un po’ meno la Toscana, che nel 2023 ha speso il 5,37% e riesce quindi a tenersi in tasca 131 milioni di euro.

Andiamo ora a vedere gli sfondamenti sulla spesa per acquisti diretti di queste tre Regioni: l’Emilia Romagna chiude il 2023 con un disavanzo di quasi 347 milioni di euro, dei quali però deve coprire materialmente di tasca sua solo la metà (ossia 173 milioni circa) perché l’altra metà la dovrà ripanare l’industria. Seguono la Toscana con un deficit sugli acquisti diretti di 222 milioni di euro, dei quali 111 a suo carico, e il Veneto con un “rosso” di oltre 190,5 milioni, solo la metà dei quali (circa 95 milioni) di sua diretta competenza.

Riassumendo: l’Emilia Romagna dalla convenzionata si tiene in tasca 183 milioni e ne perde 173 per gli acquisti diretti; il Veneto risparmia 192 milioni di euro e deve ripianarne 95, la Toscana incamera 131 milioni e ne lascia 111 per gli acquisti diretti. In sostanza, a piè di lista – come dicono i ragionieri – nessuna delle tre effettivamente ci perde. Ed è il motivo, come già detto in apertura, per cui alla Regione Toscana proprio non piace né la determina sulle gliptine né la norma della Finanziaria per il 2024 che ha ricalcolato i tetti della farmaceutica. Anche se alla fine gli acquisti diretti ottengono un budget più elevato, i delicati equilibri su sui si basa “il giochetto” di queste tre Regioni (ma anche di qualche altra) rischia di saltare.

Il passaggio al sistema misto, aveva sempre detto il sindacato, convincerà le stesse Regioni ad abbandonare la distribuzione diretta, perché abbassa i ricavi delle farmacie sui farmaci più cari. La realtà, invece, si sta rivelando tutta un’altra.