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Aderenza, dal Crea Sanità studio che ridimensiona il ruolo del farmacista

19 Settembre 2019

Le evidenze provenienti dalla letteratura internazionale dicono per incrementare l’aderenza alle terapie farmacologiche non è proficuo puntare né sulla tecnologia (app, pillolieri elettronici eccetera) né su figure dell’assistenza primaria come i medici di famiglia o i farmacisti del territorio. Studi condotti di recente, in particolare, «portano a concludere che nessuno dei dispositivi a basso costo valutati sia in grado di garantire un’aderenza ottimale ai trattamenti». Analogamente, indagini condotte in ambito cardiovascolare sull’efficacia degli interventi delle farmacie del territorio mostrano «risultati “deboli”».

Rischiano di spiacere a molti farmacisti titolari le indicazioni provenienti dal Rapporto che il Crea Sanità, il centro studi dell’università di Roma-Tor Vergata presieduto dall’economista Federico Spandonaro (foto), ha presentato ieri a Roma assieme alla Fimmg, il più rappresentativo tra i sindacati della medicina generale. L’obiettivo dell’indagine era quello di aggiornare il quadro delle evidenze che, sul problema aderenza terapeutica, giungono dalla ricerca scientifica, attraverso una meta-analisi tra gli studi disponibili in letteratura. La conclusione cui giunge il Crea è che le strategie più fruttuose siano quelle mirate a semplificare le politerapie, attraverso «formulazioni che combinano al loro interno più principi attivi». In soldoni, minore è il numero di pillole che il paziente deve assumere quotidianamente e maggiori le probabilità di compliance. «In particolare» scrivono i ricercatori «si è evidenziato un incremento del 14,4% dei pazienti aderenti e del 13,4% dei soggetti con aderenza al trattamento superiore all’80% rispetto alla terapia tradizionale».

Le conclusioni cui approda la meta-analisi (pubblicata sull’ultimo numero dei Quaderni dell’Italian journal of public health) trovano corrispondenza nelle opinioni dei medici di famiglia così come emergono dal sondaggio condotto da Crea e Fimmg su un campione di 823 mmg: «La semplificazione del regime farmacologico risulta “prima” tra le azioni giudicate più utili per migliorare l’aderenza terapeutica» a parere di oltre il 77% dei rispondenti. Il 69% dei medici che dispongono di un infermiere nello studio o nella medicina di gruppo, inoltre, considera questa figura quella che può meglio intervenire, assieme al curante,  nel miglioramento dell’aderenza terapeutica, mentre il 71,8% considera il software gestionale dell’ambulatorio il miglior supporto per monitorare l’aderenza alla terapia dei pazienti.