E’ stata assolta anche dalla Corte di appello di Trieste la farmacista di Monfalcone che nel 2013, durante il servizio di guardia notturna, si rifiutò di dispensare la pillola del giorno dopo a una donna fornita di regolare ricetta (allora il farmaco era ancora soggetto a obbligo di prescrizione). A riferire la notizia dal proprio profilo Facebook l’avvocato difensore della farmacista, Simone Pillon, attualmente senatore della Lega e capogruppo in commissione Giustizia: «Felici che anche la Corte abbia voluto mandare esente da responsabilità penale la nostra assistita, che ha scelto coraggiosamente di seguire la voce della propria coscienza per difendere la vita umana fin dal concepimento».
La professionista era già stata assolta in primo grado nel 2016, quando il Tribunale di Gorizia aveva respinto la richiesta del pm per una condanna a 4 mesi con l’accusa di omissione o rifiuto di atti d’ufficio. I giudici, in particolare, dichiararono la farmacista non punibile per la particolare tenuità del fatto, considerazione oggi confermata anche dalla Corte d’appello (la donna si procurò la pillola in un’altra farmacia di turno). In altri termini, l’obbligo a carico dei farmacisti di fornire il farmaco per la contraccezione d’emergenza non è stato messo in discussione e resta sempre valido. «Il comportamento della farmacista» è il commento rilasciato a Repubblica dal presidente dell’ordine dei farmacisti di Trieste, Marcello Milani «non può essere ripetuto senza il rischio di incorrere in un’azione penale in caso di denuncia. La farmacia è una concessione governativa, non un negozio qualsiasi».
Anche Annarosa Racca, all’epoca dei fatti presidente nazionale di Federfarma, escluse che l’episodio potesse rappresentare un precedente: «Dissi ai giornali che il farmacista è deputato alla dispensazione del farmaco e per legge deve erogarlo» spiega oggi a Fpress «perché la farmacia è il primo presidio del Ssn sul territorio».