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Bonus 600 euro: 1.800 i farmacisti che hanno fatto richiesta, 1.360 gli ammessi

23 Aprile 2020

Si contano poco più di 1.800 farmacisti tra gli oltre 450 mila professionisti che, alla data del 14 aprile, hanno presentato richiesta per accedere al bonus di 600 euro istituito dal decreto Cura-Italia. A contarli è il Corriere della Sera, che in un articolo dell’inserto Economia di lunedì 20 aprile mette in fila le domande provenienti dalle diverse professioni sulla base di dati provenienti dall’Adepp, l’associazione delle casse private. In testa ci sono gli avvocati con 136mila richieste, quasi un iscritto all’ordine su due (in tutto sono 245mila). Ma è cospicua anche la platea dei commercialisti, più di 27mila ossia un professionista su tre.

Non tutte le richieste però sono state accolte: tra i farmacisti, hanno ricevuto il bonus in 1.360, tra i commercialisti 26.500, tra gli avvocati le domande respinte sono state circa 400.

Per fare richiesta, dice la legge, occorre essere iscritti a una cassa di previdenza professionale (e soltanto a quella, non sono ammesse doppie iscrizioni), non essere dipendenti né pensionati e disporre di compensi annui inferiori a 35mila euro, oppure tra 35mila e 50mila e avere subito nel primo trimestre cali di attività di almeno il 33%.

Ieri intento l’Adepp (alla quale non aderisce l’Enpaf) ha inviato al Governo alcune richieste dirette ad agevolare il sistema degli aiuti ai professionisti. Per cominciare, andrebbe rivisto il regime fiscale di contributi e sostegni: «Ogni mille euro che destineremmo ai professionisti» spiega il presidente, Alberto Oliveti «siamo costretti a trattenerne almeno 200 da rigirare allo Stato. Siamo al paradosso». La richiesta, quindi, è di parificare i trattamenti con gli indennizzi statali erogati durante l’emergenza coronavirus, che sono esentasse come gli assegni sociali e altre prestazioni assistenziali veicolate dall’Inps.

Gli enti di previdenza dei professionisti, inoltre, attendono il rimborso di circa 200 milioni di euro anticipati per gli indennizzi di marzo anticipati per conto dello Stato. «Le Casse sono pronte a versare gli ulteriori indennizzi che lo Stato vorrà prevedere per il mese di aprile» dice Oliveti «ma è necessario che le somme già liquidate vengano rimborsate per ripristinare la liquidità».