Anche a causa della pandemia, tende ad abbassarsi da 15-16 a 11-12 anni l’età alla quale gli adolescenti cadono vittime di disturbi dell’alimentazione come anoressia e bulimia. Diventa allora ancora più importante il ruolo di “sentinella” che le farmacie del territorio possono recitare, nei confronti di questi giovani così come delle loro famiglie. È il messaggio proveniente dal webinar che la Fondazione Francesca Rava ha organizzato sul tema il 13 ottobre in collaborazione con Federfarma Lombardia e Fondazione Muralti. I lavori, aperti da Annarosa Racca, presidente di Federfarma Lombardia, Andrea Mandelli, presidente della Fofi, e Mariavittoria Rava, presidente della Fondazione Francesca Rava, hanno visto l’intervento di Alessio Fasano, caporeparto di gastroenterologia pediatrica e nutrizione al Massachusetts General Hospital di Boston, Elisa Giubileo, farmacista specialista in farmacia ospedaliera e scienza dell’alimentazione, e Margherita Magni, psicologa-psicoterapeuta e coordinatrice clinica Associazione Erika Onlus.
«Gli adolescenti bulimici o anoressici» spiega a FPress Elisa Giubileo «sono persone fragili che cercano l’attenzione degli altri. Attenzione però: sono molto spesso anche persone intelligenti e colte, che sanno parlare e hanno un atteggiamento di sfida nei confronti della famiglia e anche del farmacista. Non ritengono di avere un problema e traggono soddisfazione dal fatto di riuscire a dimagrire da soli. In nove casi su dieci sono ragazze e per procurarsi lassativi e altri dimagranti non esitano a mentire. E sanno farlo anche molto bene: il farmaco è per la nonna o un altro familiare e altre storie del genere».
Non è neanche facile individuarli: «Spesso nascondo la loro magrezza» osserva Giubileo «altre volte la loro sembra semplice snellezza, soprattutto se soffrono di anoressia restrittiva o di bulimia. È molto più importante allora che il farmacista sappia ascoltare e capire. Soprattutto quando a confidarsi è il genitore: la mamma che si chiede perché la figlia sta perdendo peso, oppure si è messa a cucinare per sé, o ancora ha scoperto quanto le piacciono le tisane, sono tutti indizi che devono destare l’attenzione del farmacista».
Il passo successivo può essere quello di proporre un esame dell’indice di massa corporea, oppure – se non si vuole mettere il soggetto sul chi vive – la rilevazione del peso e dell’altezza. «Se si conosce bene l’adolescente» consiglia Giubileo «si può buttarla sul gioco, con una frase tipo “dài, vediamo quanto sei cresciuta”».
Una volta appurato il problema, il passo successivo è quello di indirizzare il paziente al medico curante, che a sua volta si appoggerà al Team nutrizionale, in cui figurano dietologo, psicologo, infermiere e ginecologo. «Il ruolo del farmacista poi» continua Giubileo «riprende nel momento in cui all’adolescente viene prescritto un trattamento: innanzitutto andranno monitorati aderenza terapeutica ed eventuali effetti collaterali, in secondo luogo si potranno consigliare integratori o altri supplementi, sempre d’intesa con il medico curante».
Nei casi più complessi, invece, il farmacista può orientale la famiglia verso un centro specialistico. «Tra questi l’Associazione Erika dell’ospedale Niguarda di Milano» conclude Giubileo «si tratta dell’unico centro pubblico in Italia che dispone di ambulatori specialistici, supporta le famiglie in ogni necessità e dispone anche di appartamenti dove accogliere i pazienti più fragili in un ambiente protetto».