Arriva l’ultimo sì che ancora mancava, quello del Senato, al ddl sui titoli di laurea abilitanti collegato alla Manovra finanziaria. Approvato all’unanimità, il testo abolisce l’abilitazione professionale post laurea per alcune professioni tra le quali farmacisti, odontoiatri, veterinari e psicologi: in sostanza, tirocinio e valutazione anticiperanno il conseguimento del titolo accademico anziché seguirlo, con adeguamento del numero di crediti da maturare (almeno 30).
«L’approvazione all’unanimità al Senato della legge sui titoli universitari abilitanti è il segno che l’attenzione verso i giovani sta davvero tornando protagonista nel Paese» ha commentato il ministro dell’Università e della Ricerca, Maria Cristina Messa. «con questa norma permettiamo alle nostre studentesse e ai nostri studenti di accedere al mondo del lavoro subito, senza aspettare anni di tirocinio e l’esame di stato per potere iniziare, li mettiamo in collegamento con i professionisti già durante il corso di laurea e diamo ancora più valore al loro tempo e ai loro studi».
Il ddl, che la Camera aveva approvato a giugno, dà attuazione a uno degli interventi di riforma indicati nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), che il Governo ha inviato alla Commissione europea per accedere alle risorse del Recovery fund e da chiudere entro l’anno. Ma forse è anche una buona notizia per le farmacie: se è vero, come dicono i suoi sostenitori, che accelererà l’ingresso dei nuovi laureati nel mondo del lavoro, potrebbe riuscire ad alleviare la carenza di personale che grava oggi sulle farmacie del territorio. Su quelle del Nord in particolare. «A Milano il fenomeno è ormai endemico» osserva Pierluigi Mariano, direttore di Federfarma provinciale «e all’origine c’è principalmente il concorso straordinario: soltanto nel capoluogo e nei comuni limitrofi sono spuntate 160 nuove farmacie, che hanno tolto dalla platea dei farmacisti collaboratori circa 250 persone almeno, diventate titolari proprio grazie alle nuove sedi».
Come se non bastasse, continua Mariano, queste farmacie hanno accresciuto a loro volta la domanda di personale laureato. «Un tempo era abitudine che i titolari allargassero gli organici un passo alla volta» ricorda «si cominciava da un part-time, poi si guardavano gli incassi e se i numeri erano buoni si passava al tempo indeterminato. Oggi invece si tende ad assumere subito full-time, una o due persone, e così la domanda di personale è cresciuta verticalmente». In più c’è la gdo che “consuma” laureati anche lei. «Esselunga ha aperto una trentina di corner in un paio di anni» osserva Mariano «e per ognuno assume almeno due o tre farmacisti, perché fa orari lunghi».
Altro segno dei tempi: dal Sud i farmacisti non salgono più al Nord per cercare lavoro. «Spaventa il costo della vita, che qua a Milano è cresciuto tantissimo» conferma Mariano «poi è arrivato il Reddito di cittadinanza. E così, qualcuno di quelli che in passato sarebbero venuti su a cercare lavoro ha fatto quattro conti e ora se ne rimane a casa sua». Non resta che vedere quali effetti avrà la legge sulle lauree abilitanti.