La questione dei sanitari non vaccinati da sospendere anche se guariti da covid verrà esaminata la settimana prossima dagli assessori alla Sanità prima in una riunione del Comitato salute della Conferenza delle Regioni e poi in un incontro con il ministro degli Affari regionali, Mariastella Gelmini. Lo ha detto ieri l’assessore alla salute della Provincia autonoma di Trento, Stefania Segnana, dopo la circolare emanata dal Ministero in risposta a un quesito dell’Ordine dei medici.
In Trentino, come riferisce la stampa locale, la questione riguarda qualche centinaio di operatori, riammessi al lavoro dall’Azienda sanitaria dopo la guarigione per colmare i vuoti in strutture sanitarie e Rsa. «Il Trentino come altre Regioni» ha spiegato l’assessore «ha riammesso al lavoro i sanitari non vaccinati ma guariti dal Covid: la nostra linea è quella di portare l’argomento prima all’attenzione della Commissione Salute e poi al ministro Gelmini, per capire come procedere».
Per il Ministero, invece, il personale sanitario che non è in regola con le vaccinazioni rimane sospeso dall’attività lavorativa anche se guarito. «La guarigione» spiega la circolare «non è, in base alla normativa vigente, circostanza idonea a legittimare la revoca della sospensione, che invece consegue esclusivamente per il professionista temporaneamente sospeso per non aver effettuato il ciclo vaccinale primario, al completamento di quest’ultimo e nel caso del professionista sospeso per non aver effettuato la dose di richiamo, alla somministrazione di tale dose».
La Fofi ha comunicato che dall’altro ieri i certificati di guarigione non vengono più considerati un documento valido ai fini dell’assolvimento dell’obbligo vaccinale. Gli albi provinciali invieranno dai prossimi giorni agli iscritti non in regola l’invito a vaccinarsi entro cinque giorni dall’avviso.