Rischia di riaccendersi la polemica sulla qualità dei test diagnostici proposti in farmacia. A soffiare sul fuoco, stavolta, gli allergologi e immunologi ospedalieri dell’Aaiito, che ieri a Roma ha chiuso i lavori del suo VIII Congresso nazionale. «Attenzione al “fai da te”» è il monito lanciato da Antonino Musarra, presidente dell’Aaiito «è sempre opportuno rivolgersi a uno specialista ed evitare i test eseguibili in farmacia o nei laboratori, che indagano principalmente le intolleranze alimentari. Un allergologo, invece, può approfondire dove necessario la diagnosi con test di secondo o terzo livello fino al test di scatenamento orale, con cui si fa assumere al paziente l’alimento che si sospetta sia all’origine della reazione».
Le allergie alimentari, ricorda ancora l’Aaiito, colpiscono fino al 4% degli adulti ma rivelano una maggiore incidenza nei bambini nei primi anni di vita, pari al 6-8%. Sono più comuni nei primi tre anni di vita, ma possono presentarsi a qualsiasi età e identificarle con esattezza non è facile. «Nell’adulto invece» aggiunge Riccardo Asero, presidente eletto dell’Aaiito «l’allergia alimentare più frequente è dovuta all’assunzione di cibi di origine vegetale».
Come si ricorderà, non è la prima volta che le farmacie vengono messe sotto accusa dal mondo medico per la qualità dei test che propongono. A febbraio, una decina di società del mondo medico-scientifico pubblicarono un Decalogo per la gestione delle intolleranze alimentari che al punto tre accomunava le farmacie a «centri estetici, palestre, laboratori e altre strutture non specificatamente sanitarie» per invitare il pubblico a diffidare di test non validati e diagnosi formulate da operatori diversi dai medici. Ne risultò un intervento della Fofi che convinse la Federazione degli ordini dei medici a rimuovere il Decalogo dal proprio portale web.