professione

Vaccinazione in farmacia, l’Italia si allinea ai principali Paesi europei

20 Marzo 2021

L’Italia apre alla vaccinazione in farmacia e si allinea ai principali Paesi europei, dove da tempo i farmacisti sono autorizzati a inoculare. E’ quanto si legge all’articolo 19, comma 2, del decreto legge Sostegni approvato ieri dal Consiglio dei ministri, che consente ai professionisti del farmaco di vaccinare contro covid previa formazione conseguita con i corsi dell’Istituto superiore di sanità, in modalità Fad e con crediti Ecm. L’atteso via libera arriva con una riscrittura del comma 471 della Legge di Bilancio 2021, che nella cornice della farmacia dei servizi aveva dato luce verde alla vaccinazione in via sperimentale e soltanto per quest’anno. Nella versione emendata dal decreto, in particolare, sparisce il riferimento alla supervisione del medico – che quindi non dovrà più mettere piede in farmacia – e resta la sperimentazione per un anno, ma ristretta soltanto alla vaccinazione contro Sars-Cov2.

Per il resto, a partire dai requisiti strutturali delle farmacie e dall’organizzazione operativa, faranno testo gli accordi che le Regioni stipuleranno «con le organizzazioni sindacali rappresentative delle farmacie, sentito il competente ordine professionale e senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica». Intese di questo genere sono già state sottoscritte in alcune Regioni, tra le quali Piemonte e Lombardia.

Per l’attività vaccinale le farmacie riceveranno una retribuzione, finanziata con i 50 milioni di euro originariamente stanziati per il prolungamento al 2021-2022 della sperimentazione della farmacia dei servizi, che di fatto è iniziata soltanto dall’anno scorso in uno sparuto drappello di Regioni.

Oltre a mobilitare nella vaccinazione anti-covid le farmacie, il decreto Sostegni chiama alle “armi” anche medici di famiglia, specializzandi, pediatri, odontoiatri – con i quali il ministero della Salute ha stipulato o sta stipulando gli accordi-quadro – e infermieri del Ssn. A questi ultimi, in particolare, il provvedimento riconosce l’esclusione delle incompatibilità derivanti dal rapporto di lavoro esclusivo con il Servizio sanitario nazionale, mentre per il trattamento economico di tutti (cioè infermieri e altri) vengono stanziati 345 milioni di euro. Altri 518 milioni, infine, andranno a coprire la remunerazione di medici, infermieri e assistenti reclutati per la vaccinazione con contratti a tempo determinato.