Nonostante covid e gli studi dei mmg svuotati, il copione si è ripetuto fedele anche stavolta. E sull’ennesima rivendicazione delle farmacie per un ruolo non soltanto informativo nella vaccinazione antinfluenzale, di cui s’è fatto portavoce l’ordine del giorno a firma Andrea Mandelli approvato l’altro ieri dalla Camera, cala un altro cortese ma fermo no dei medici.
Il primo tentativo risale a tre anni fa, in occasione della conversione in legge del decreto vaccini dell’allora ministro Lorenzin: al Senato, l’emendamento D’Ambrosio Lettieri-Mandelli-Rizzotti che punta a consentire ai medici di vaccinare in farmacia viene prima approvato dalla commissione Igiene e sanità e poi trasformato dalla Bilancio in ordine del giorno, che impegna il Governo ad adottare «adeguate misure affinché sia reso più agevole l’accesso alla terapia vaccinale, consentendo la somministrazione anche presso le farmacie pubbliche e private da parte di medici e infermieri».
Determinanti sulle sorti dell’emendamento furono le resistenze dei medici e in particolare della Fnomceo, la Federazione degli ordini, che in vari interventi ribadì il principio secondo il quale «l’unico luogo appropriato per la pratica vaccinale è rappresentato dalle Aziende Sanitarie locali e dagli studi dei medici di medicina generale e dei pediatri di libera scelta».
Gli stessi concetti ribaditi ieri in una nota firmata dal presidente della Federazione, Filippo Anelli: «Riconosciamo che le farmacie sul territorio rappresentano un presidio sanitario importante e auspichiamo accordi tra i medici di medicina generale, i pediatri di libera scelta e le farmacie convenzionate al fine di rendere ancora più efficiente e capillare la rete di dispensazione dei vaccini» scrive Anelli «tuttavia nutriamo forti perplessità sul fatto che il divieto all’esercizio della professione medica in farmacia, previsto dall’articolo 102 del Testo unico delle leggi sanitarie, possa essere superato in assenza di una regolamentazione che eviti un possibile conflitto di interessi». E comunque, «la somministrazione dei vaccini da parte del medico prevede atti clinici quali l’anamnesi, la valutazione dello stato di salute della persona, la prescrizione e l’eventuale intervento in caso di reazioni allergiche o altri effetti indesiderati. Per questo motivo, riteniamo opportuno che il Governo valuti con estrema cautela la realizzazione di quanto previsto nell’ordine del giorno».
L’uscita della Fnomceo rappresenta una doccia fredda anche per Federfarma, che ieri in un comunicato aveva auspicato l’avvio di un confronto con medici di famiglia e pediatri di libera scelta «per individuare quei percorsi condivisi che – a somiglianza di quanto avviene in altri Paesi dell’Unione europea – porti alla promozione e all’esecuzione di campagne vaccinali antinfluenzali nelle farmacie, in un’ottica di complementarità e non certo di competitività tra professionisti».