In Italia si comincerà a vaccinare contro covid ben prima di fine gennaio, la scadenza originariamente fissata per l’avvio della campagna. E’ quanto prevede la versione finale del piano che il commissario per l’emergenza pandemica, Domenico Arcuri, presenterà oggi ai presidenti delle Regioni per il via libera finale. Si partirà con il cosiddetto “vax day”, la giornata vaccinale europea, quando gli Stati Ue faranno scattare all’unisono la campagna vaccinale (dovrebbe essere il 27 o 28 dicembre) e poi si riprenderà dalla prima metà di gennaio, con l’arrivo da Pfizer delle forniture regolari.
Cambiano le date e cambiano anche i numeri relativi alle consegne e ai quantitativi stabiliti per le singole Regioni. Si era detto che nella prima fase sarebbero stati vaccinati 1,4 milioni di operatori sanitari più alri 400mila soggetti tra residenti e personale delle Rsa, ora invece si parla di somministrazioni divise su due scaglioni: entro metà gennaio, infatti, arriveranno da Pfizer “soltanto” 1,8 milioni di dosi, che serviranno a vaccinare circa 900mila persone (considerata la doppia inoculazione).
Secondo alcune fonti, al primo turno non sarà quindi possibile vaccinare il 100% del personale sanitario che le Regioni avevano inizialmente messo nello scaglione iniziale. D’altronde, a mettere accanto i numeri che Arcuri aveva riportato nella prima bozza del piano, risalente a una decina di giorni fa, e quelli che oggi dovrebbe presentare alle Regioni, emergono differenze evidenti: il Lazio avrebbe dovuto vaccinare nella prima fase poco meno di 357mila persone, per metà gennaio invece riceverà quasi 180mila dosi; la Lombardia ne doveva vaccinare 308mila, avrà 305mila dosi; ma ci sono anche casi inversi: la Toscana aveva indicato di voler vaccinare nella prima fase 51.600 persone, riceverà 116mila dosi.
Le distanze tra prima bozza e piano finale, a quanto pare, non dipendono soltanto dalla riscrittura di date e forniture, ma anche dalla “normalizzazione” delle categorie ammesse alla prima fase. Nella bozza di piano, Arcuri si era limitato a raccogliere i numeri forniti dalle Regioni riguardo alle persone da vaccinare nella prima fase, poi questi stessi numeri sarebbero stati corretti perché i criteri di selezione adottati dalle singole amministrazioni (per esempio, nella definizione delle categorie considerate “personale sanitario”) differivano gli uni dagli altri. In ogni caso, gli operatori del Ssn che non saranno vaccinati con la prima consegna da 1,8 milioni di dosi entreranno sicuramente nella seconda consegna da 2,5 milioni di unità, in programma entro fine gennaio.