Quasi 7 italiani su 10 sono convinti o hanno sentito dire che per fare il bagno bisogna aspettare almeno tre ore da quando so ha fatto pranzo, più di uno su due che le carote stimolano l’abbronzatura e che l’acqua di mare disinfetta le ferite. Sono alcune delle più comuni credenze popolari che da generazioni ci sentiamo ripetere quando arriva l’estate ed è tempo di vacanze al mare o in montagna. Nove italiani su dieci hanno sentito questi “intramontabili” miti estivi e una ricerca condotta da Human Highway per Assosalute, l’Associazione dei produttori di farmaci di automedicazione, le ha mappate per scoprire quanto siano radicate nella nostra cultura. L’evidenza? Ben 6 italiani su 10 hanno ripetuto almeno una volta uno di questi “consigli”, un’attitudine diffusa anche tra le generazioni più giovani: 3 under 34 su 4 hanno suggerito a parenti o conoscenti una credenza legata alla cura di piccoli disturbi tipici dell’estate. Un italiano su cinque, per esempio, ritiene che l’urina sia un ottimo rimedio per punture di tracine e meduse e uno su dieci che il sole guarisca le ferite velocizzando il processo di cicatrizzazione.
Ma quanto c’è di vero in credenze e in comportamenti reiterati e acquisiti? «Ci è sempre stato raccomandato» risponde Claudio Cricelli, presidente emerito della Simg «di aspettare tre ore prima di fare il bagno dopo aver mangiato, a prescindere da ciò che si è consumato a pranzo. Un’attesa che, però, sembra spesso eccessiva rispetto al tempo realmente richiesto per la digestione». In media bastano infatti 20 minuti per digerire un succo di frutta, 30-40 per frutta e verdura cruda, 1 ora per i carboidrati, il latte scremato, i formaggi freschi, il pesce, 3-4 ore per una bistecca di manzo, 4-5 per i formaggi stagionati e 5 per la carne di maiale. «Anche se non ci sono evidenze scientifiche chiare e univoche sulla pericolosità di fare il bagno dopo un pasto» è allora la valutazione di Cricelli «consiglio in generale di evitare di tuffarsi o immergersi repentinamente in acque fredde, o di farlo solo, in extremis, in compagnia di altre persone, che in caso di emergenza possono intervenire. L’idrocuzione, o detta anche più comunemente congestione, seppur controversa, è contemplata da molte fonti autorevoli come possibile causa di sincope da stimolazione della frequenza cardiaca ed effetto sui valori pressori».
In caso di ferite e lesioni alla pelle, l’acqua salata, come molti credono, non è il primo rimedio da utilizzare: «In questi casi, la cosa fondamentale è detergere la ferita con acqua corrente non contaminata. In assenza di questa, sì, è possibile utilizzare anche l’acqua marina, a condizione che sia pulita e priva di detriti e sabbia. Dopo la detersione è bene disinfettare adeguatamente la ferita e successivamente coprirla per evitare contaminazioni dall’esterno».
E in caso di punture di tracina o medusa? “Contrariamente alla credenza diffusa, l’uso dell’urina è soltanto un rimedio popolare poco utile e non supportato da evidenze scientifiche. Un’altra pratica diffusa è l’applicazione di ghiaccio sulla zona colpita: non è una soluzione efficace e può anzi peggiorare la situazione. Ciò che è consigliabile, invece, è lavare immediatamente la zona interessata con acqua calda – circa 40° – non dolce, e applicare una crema specifica antinfiammatoria o un gel al cloruro di alluminio o uno spray all’acqua di mare che aiutano a ridurre l’irritazione».
Per quanto concerne invece l’esposizione al sole, Cricelli ricorda che oltre alle carote ci sono altri alimenti che possono favorire la produzione di melanina e migliorare l’abbronzatura: «Le evidenze scientifiche raccomandano l’assunzione di sostanze contenti carotenoidi per il loro effetto protettivo contro il cancro della pelle, le bruciature, il fotoinvecchiamento e le macchie cutanee. Frutta e verdura di colore giallo o rosso, come le albicocche, pomodori, cocomeri, meloni, peperoni, e anche le carote contengono beta-carotene, un antiossidante che aiuta la pelle a produrre melanina, ma che hanno contemporaneamente anche un’alta percentuale di acqua e vitamine. Anche alimenti come gli spinaci aiutano, poiché ricchi di sali minerali, che si perdono durante l’esposizione al sole». Importante comunque integrare sempre questi alimenti in una dieta varia ed equilibrata.
Infine, è fondamentale proteggere la pelle con creme solari adeguate, anch quando si è in acqua o sotto l’ombrellone perché «i raggi solari arrivano anche per irradiazione riflessa e non solo diretta, colpendo così la pelle». Consultare sempre la data di scadenza della crema e spalmarla di frequente e con abbondanza su tutto il corpo (almeno mezz’ora prima dell’esposizione al sole): «La frequenza di applicazione va calcolata in base al tempo di esposizione e al tipo di crema che si mette. Per esempio: se ci vogliono 10 minuti per avere una scottatura senza protezione, applicando la crema con protezione solare 50 si deve moltiplicare per 10 il tempo di scottatura. In ogni caso, dopo aver fatto il bagno è sempre ideale riapplicare la crema, anche se è stata utilizzata quella waterproof».