Sono più di nove su dieci (il 96%, per la precisione) i medici di famiglia e i pediatri di libera scelta che tra gennaio e marzo hanno utilizzato Il Fascicolo sanitario elettronico (Fse) almeno per un’operazione. Ma sono meno di uno su cinque (il 18%) gli italiani che nello stesso periodo hanno effettuato almeno un accesso e meno di uno su due (il 40%) gli assistiti che al 31 marzo scorso avevano espresso il consenso alla consultazione. I dati arrivano dall’ultimo monitoraggio del ministero della Salute sul Fse e mostrano che la digitalizzazione continua a progredire nelle diverse regioni a velocità difforme. Nel caso dei medici di famiglia, per esempio, se in Lombardia la quota di curanti che nel primo trimestre ha effettuato sul Fse almeno un’operazione ale al 97%, in Toscana cala all’83%. Gli assisttii che hanno effettuato almeno un accesso sono il 40% in Emilia Romagna e appena l’1% in Sicilia e Calabria.

Anche l’utilizzo da parte delle Asl è estremamente eterogeneo: in media, i medici specialisti abilitati sono il 74% ma a livello regionale si va dal 100% di Lombardia, Piemonte, Toscnaa e altre allo 0% della Liguria. E forse, tanta difformità dipende in qualche modo dal ventaglio di servizi cui curanti e pazienti possono accedere dal Fse: certificati covid ed esenzioni, per esempio, sono consultabili dal 95 e 81% rispettivamente dei Fascicoli sanitari elettronici regionali, il dossier farmaceutico soltanto dal 10%. Insomma c’è ancora da lavorare, e bisognerà farlo senza indugi visto che il Fse dovrà diventare obbligatorio dal 2026.